Immigrati prima della linea libica - Mozambico


C'e' un pezzo di Storia totalmente assente dalle cronache e dai ragionamenti: cosa c'e' prima di quella linea libica dove ogni governante del vecchio Continente vorrebbe fermare le masse in arrivo in Europa?

Non pretendo di farlo da sola. Per questo qui si raccolgono racconti e testimonianze di chi ne sa, con citazione delle fonti e riconoscimenti di crediti. E altri sono benvenuti. La premessa e' il metodo: osservazione e racconto dei fatti. Nessuna idea da dimostrare, nessuna ideologia da propagandare. Storie. 

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Passa come un successo di Matteo Renzi, la tre giorni africana tra Mozambico, Congo e Angola. Invece chiunque fosse stato al suo posto in questo momento, sarebbe andato li, nel Continente nero e ricco, a stringer mani, seguendo un percorso per niente politico, qb cooperativo, ma sicuramente economico, tracciato dall'Eni. E non solo. Confindustria ad aprile, per bocca del suo responsabile all'Internazionalizzazione Paolo Zegna, battezzo' il Mozambico "hub della presenza italiana nell'africa australe". 
Invece in questi giorni non c'e' articolo che non cloni un'osservazione essenziale: "Era dal 2006 che un premier italiano non visitava questo continente". 

Il Mozambico conta poco piu' di 25milioni di abitanti: la loro aspettativa di vita e' 34 anni. Dato che gia' da solo fa una fotografia chiara del presente. Insieme all'altro: il tasso di alfabetizzazione e' del 48%.
Il National Geographic sintetizza cosi' l'economia mozambicana:
- Attività principali: cibo e bevande, prodotti chimici, tessili e petroliferi, alluminio
- Agricoltura: cotone, anacardi, zucchero di canna, tè; carne
- Esportazioni: alluminio, anacardi, cotone, zucchero, gamberetti.

Il Mozambico, dice ogni libro di geografia, confina con Tanzania, Malawi, Zambia, Sudafrica, Zimbabwe e Swaziland. E, non da ultimo, a est col Canale di Mozambico dove si concentrano le ricerche e le scoperte di ingenti giacimenti di gas, interesse di paesi come l”Italia o gli Stati Uniti o la Cina.

I mozambicani residenti in Italia al 2011 erano 320, le imprese italiane in Mozambico sono 90. Tra queste la più citata e' l'ENI ma un altro vero colosso, in tutto il continente e ancor più nel Southern Africa e' la CMC, la Cooperativa Muratori e Cementasti di Ravenna, terzo gruppo nelle costruzioni dopo Salini-Impregilo e Astaldi. Ad aprile la CMC ha inaugurato assieme al Presidente della Repubblica mozambicano, l'ultimo tratto di 500 km di strada nel paese. Un lavoro importante e giustamente fiore all'occhiello della storica azienda vicina al Partito Comunista. 



Il Mozambico e' molto riconoscente all'Italia che attraverso i propri capi di stato e religiosi promosse e ospito' – il 4 ottobre 1992 – gli accordi di pace tra Frelimo e Frenamo, le due forze contrapposte in una guerra civile durata 16 anni dopo l'indipendenza dal Portogallo, appena uscito dalla dittatura di Antonio Salazar, nel 1975. Presidente a quei tempi era Samora Machel, leader del movimento socialista Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo): la moglie, Graca Machel, rimasta nel frattempo vedova, il 18 luglio 1998 sarebbe diventata la terza consorte di Nelson Mandela. Samora Machel era morto due anni prima, nel 1986, in un incidente aereo che venne da molti indicato come un'azione dei servizi segreti sudafricani: due anni prima il Presidente del Mozambico aveva firmato con il governo dell'aparthied l'Accordo di Nkomati che prevedeva l'espulsione dal paese dei militanti dell'African National Congress (che a Maputo e dintorni andavano per l'addestramento militare nei campi organizzati dall'Unione Sovietica) in cambio della cessazione delle ostilita' che il Suid Afrika e la Rhodesia (poi Zimbabwe) sostenevano supportate dagli Stati Uniti. Siamo negli anni della guerra fredda URSS-USA e gli Stati Uniti fino ad allora sostengono il governo bianco dell'apartheid in chiave antirussa: solo a meta' degli anni '80 inizia la dichiarazione di un impegno a stelle e strisce contro il “regime della separazione”.

In quel clima di instabili equilibri mondiali, Frelimo e Renamo iniziano a “parlarsi”: anche per il Renamo, Resistenza nazionale Mozambicana, era stato fondato e poi sostenuto dalla vicina Rhodesia come rappresaglia all'appoggio che il nuovo governo socialista mozambicano dava ai “resistenti” rhodesiani.

Assieme all'Onu, l'Italia si rende protagonista di questo avvicinamento. In prima linea ci sono la Comunita' di Sant'Egidio e il Governo Andreotti VI: a rappresentare il primo e' il suo fondatore, Andrea Riccardi, diventato poi Ministro della Cooperazione Internazionale nel governo Monti, mentre per l'esecutivo si adopera Mario Raffaelli, socialista, ora Presidente di Amref Italia. Nel suo passaggio mozambicano, Matteo Renzi e' andato anche a visitare uno dei 10 centri che la comunita' di Sant'Egidio gestisce per la realizzazione di un Programma chiamato evocativamente DREAM incentrato soprattutto sulla lotta all'AIDS e alla malnutrizione. Pochi giorni fa, Riccardi e' stato premiato con la Cittadinanza onoraria della Repubblica del Mozambico. Sempre all'inizio di luglio invece veniva arrestato il portavoce del Renamo, Antonio Muchanga, senza alcuna spiegazione da parte del governo: il principale partito di opposizione contesta da tempo il sistema elettorale che sfavorirebbe ogni forza politica diversa da quella di maggioranza, ma anche la violazione degli accordi di pace del 1992 e il peggioramento delle condizioni di vita nel paese. L'arresto e' avvenuto alla fine di uno dei tanti incontri tra Governo e opposizione per smorzare le azioni di guerriglia dei ribelli del Renamo.



“Nonostante la svolta operata nell’economia mozambicana, rappresentata dalla crescita media del 7 per cento del PIL negli ultimi 5 anni, nel 2008 e nel 2010 (e in forma meno radicale anche verso la fine del 2010), Maputo, la capitale, è stata teatro di due rivolte contro il carovita (costate una decina di morti), rivolte da leggere come allarmanti segnali della reale qualità del “miracolo economico” del Mozambico. Il ritrovamento di ingenti giacimenti di carbone, sabbie bituminose, titanio, diamanti, oro e gas naturale (che potrebbe fare del Mozambico il quarto produttore mondiale di gas dopo Russia, Iran e Qatar), ha aumentato la rilevanza strategica del paese e ha determinato un riorientamento delle relazioni internazionali, gestite dal partito al governo. Oltre alle antiche superpotenze mondiali come gli Stati Uniti, l’Italia, il Portogallo e la Francia, l’interesse per il Mozambico include anche paesi emergenti come Brasile, Australia, Cina, Thailandia e Malaysia. Mentre i cittadini mozambicani denunciano un aumento della disuguaglianza, con un ristretto gruppo dell’élite dirigente sempre più ricco, e grandi segmenti sociali sempre più esclusi, i donatori e gli altri membri della comunità internazionale, che pongono in primo piano i propri interessi economici, continuano a dipingere il Mozambico come un caso di successo nella lotta alla povertà e di crescita economica. Le vittime del presunto boom sono i contadini, costretti con la forza ad abbandonare i loro villaggi e i loro campi, senza nessun compenso, per fare spazio ai megaprogetti”.

In questo clima di poverta', violenza, rappresaglie, il 15 ottobre ci saranno le elezioni generali.

Le rappresaglie cui fa riferimento Manhica sono per esempio quella dell'inizio di giugno in cui alcuni soldati del Mozambican Defence Force vennero uccisi e altri feriti da un attacco dei ribelli del Renamo lungo la National Road 1.

Secondo l'IFAD (International Fund for Agricultural Development), agenzia delle Nazioni Unite, il Mozambico e' uno dei paesi piu' poveri al mondo: il 50% sopravvive in condizioni di poverta' estrema. Il 70% per cento di questi poveri vive nelle aree rurali dove agricoltura e pesca sono le uniche fonti di sostentamento ma con bassi standard e scarsi risultati.
Poverta' vuol dire disperazione, vuol dire criminalita', vuol dire illegalita'.
A maggio una decina di disperati mori' nel crollo di una miniera illegale di oro, nella provincia settentrionale di Nampula. A dicembre, periodo di vacanze estive, alcuni turisti sudafricani denunciarono di aver subito pesanti minacce, in cambio di soldi, al confine mozambicano. Gli aiuti internazionali umanitari al Mozambico sarebbero invece stati ridotti proprio per la pressante e dilagante corruzione anche ai livelli alti

Come se non bastasse l'instabilita' interna, di recente e' stato lanciato un allarme nuovo e preoccupante per il Mozambico: al Nord starebbero arrivando centinaia di profughi provenienti soprattutto dalla Somalia e tra questi predoni del mare sempre piu' impossibilitati ad operare in acque somale o nel Golfo di Guinea. La previsione e' stata lanciata durante un convegno sulla sicurezza che si e' tenuto a Pretoria: quel che e' stato spiegato e' che il Mozambico, proprio per l'alto tasso di poverta', potrebbe favorire il fiorire della criminalita' e della pirateria in un punto di passaggio delle navi dirette verso Suez e verso il Sudafrica. La Marina Militare italiana ha gia' iniziato una cooperazione col Mozambico con il dislocamento del pattugliatore d'altura Comandante Borsini.

Certo non una bella pubblicità per un turismo in aumento attratto dalle infinite spiagge bianche, dal blu candido del mare, dalle cattedrali costruite da una colonizzazione meno attenta agli esseri umani che dopo quasi 40 anni dall'indipendenza disperano per aggiungere un giorno di vita a un'esistenza breve. Anche l'agenzia governativa Viaggiare sicuri dipinge un paese poco sicuro. 

Insomma, mentre i giornali italiani testimoniano la stretta di mano tra i due paesi, con i sorrisi panciuti di Matteo Renzi e Armando Guebuza, in uno scenario patinato e solidale, abbellito dai forti colori africani, la verita' e' che il Mozambico dopo 21 anni di liberta' rimane uno dei piu' iniqui paesi al mondo la cui cosa non ci interessa minimamente, soprattutto dopo la clamorosa scoperta di Eni, di grandi, immensi, incredibili, fantasmagorici milioni di metri cubi di gas proprio nelle aree in cui il cane a sei zampe opera quasi indisturbato. Renzi e' solo la mano che verga e suggella questa santa alleanza: non e' l'ingegnere che ha studiato, non e' l'operaio che ha scavato, non e' il direttore generale di Eni che gia' a febbraio annuncio' nel piano strategico del gruppo 2014-2017 la realizzazione di nuove unita' FLNG (floating liquid natural gas) che verranno dislocate al largo della costa mozambicana.
A quei tempi Marco Alverà, vicepresidente di Eni spiego' anche che “Nel lungo termine, grazie al Mozambico, Eni diventerà uno dei maggiori operatori del mercato, con una produzione più che doppia rispetto a oggi”.
Avremo gas per i prossimi 30 o 40 anni, ha dichiarato l'alta rappresentanza italiana prima di proseguire le tappe successive, sempre piu' giu' nel baratro dei diritti umani violati. Avremo gas grazie appunto al Mozambico, dove si vive mediamente 34 anni, dove non si studia, dove si pesca in mari che saranno ora ostaggio di pirati somali e multinazionali, dove si muore di violenza, di fame, uccidendo o venendo uccisi nelle battute di caccia di elefanti e rinoceronti per ricchi occidentali e orientali, scavando nella miniere illegali o in quelle legali, avorio e oro o smeraldi e ogni altro prezioso elemento da esportare o anche zucchero di canna e banane o cotone. 

Ogni volta che mangiate un frutto esotico, per esempio, guardate da dove proviene e provate a immaginare in quali condizioni e' stato prodotto. 


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