1 dicembre



E’ il primo giorno d’estate, qui in Sudafrica. Anche. E più che altrove si parla di Aids. 
Il 30.2 per cento delle donne incinte sudafricane è contagiata dal virus dell’Hiv. Un dato che continua a crescere soprattutto per le più adulte, cioè tra i 24 e i 39 anni. Percentuale stabile, invece, tra le più piccole, quelle tra i 14 e i 24 anni.

Il Sudafrica rimane lo Stato più colpito dall’Aids in tutto il mondo: sono malate 6 milioni di persone. E la morte prematura dovuta all’Hiv è arrivata al 75 per cento dei casi. Ci sono oltre 2 milioni di orfani: il 70 per cento perché ha perso la madre. Le previsioni fanno il numero di 5 milioni entro il 2015. Sempre le stime parlano poi di 50mila bambini affetti dall’immunodeficienza umana. Inutile dire che le condizioni di cura sono peggiorate nel tempo, colpa la corruzione a tutti i livelli e la fuga di chi non poteva più lavorare senza gli strumenti necessari. In fin dei conti se addirittura lo stesso Ministro della Salute ha ammesso di “essere lontani dal vincere la guerra” si capisce la situazione. Almeno è onesto, parola impegnativa, visto che mentre ogni anno ci sono 500mila nuovi malati e di questi il 15% muore in pochi mesi, solo un misero 37% riceve le cure necessarie.

Quando ieri l’ho incontrato di nuovo dopo qualche mese, non lo riconoscevo neanche più, l’uomo che un anno fa avevo visto per la prima volta magro e macilento, che abbracciava un secchio col quale voleva lavarmi la macchina parcheggiata in centro in cambio di qualche monetina. Mica mi chiedeva l’elemosina: voleva lavorare ed essere pagato. Già l’anno scorso non avrei potuto indicare la sua età completamente camuffata dalla malattia. 
Tossiva di continuo: le statistiche confermano che l’80% muore di patologie legate ai polmoni. Adesso ha le mani fasciate, una coperta pesante con la quale vaga come fosse un fantasma e un carrello pieno di cose inutili recuperate nelle pattumiere la mattina presto. Fanno così, i poveri qui: passano con i carrelli del supermercato da riempire con l’immondizia altrui, prima che passino i netturbini. Viaggiano per strada e per chilometri che non ce li possiamo nemmeno immaginare.

E qui, il Western Cape, è la regione più ricca e quella con la percentuale minore di malati di Aids di tutto il Paese: nella township della ricchissima Stellenbosch dei 33mila residenti è malato il 18%. Ci sono almeno due grossi cimiteri che ne raccolgono i corpi sfatti. Droga e alcol pure di pessima qualità sono la disperazione di chi vive tra le baracche e in particolare delle donne e dei bambini per i quali non è un rischio ma quasi una certezza la violenza fisica e sessuale, in soldoni botte e stupri. Di regola. E’ così che si espande a macchia d’olio l’Aids, in Sudafrica. Con la violenza fisica e sessuale negli insediamenti più poveri. E allora anche se ci fossero tutti gli antivirali del mondo, non cambierebbe molto. La cultura della sopraffazione è forte anche in un Paese ricco ed emancipato come il Sudafrica: l’avrete letta nei giorni scorsi la notizia del twitter-spot sessita della Durex sudafricana. Quello che Why did God give men penises? So they'd have at least one way to shut a woman up"… Adesso chiedono scusa e han fatto un passo indietro ma tanto chi se ne frega anche senza il loro tweet qui la vera emergenza è la violenza su donne e bambini. Il 70% delle adolescenti in gravidanza sono state violentate: il 36% di loro è orfana di madre. E i loro violentatori sono anche più forti per quella storia del pene che adesso conosciamo tutti e spazza via ogni tentativo, anche carino, di rendere responsabili usando spot di cui nessuno però parla… 



Commenti