La bimba e la gallina e altre favole vere sudafricane


Una tipica giornata sudafricana, mi chiede la mia amica Simona. Non è facile, perché dipende se sei ricco o povero e quanto ricco e quanto povero. E poi se sei bianco, nero, colored, indiano. E anche da tutte le sfumature che stanno in questo arcobaleno di colori.
Allora mentre ci penso, ripercorro la favolosa giornata di oggi, dove il riferimento alle favole non è solo un modo di dire. Perché per uno strano giro alla ricerca di una casa, mi imbatto in una bimba piccola piccola e bella come un angioletto che mi prende per mano per farmi vedere come gioca con la sua gallina, il padre scultore dallo sguardo di ghiaccio per quell’azzurro degli occhi che ha trasmesso alla figlia, una novantenovenne che vive in una casa da sogno tutta sola, un castello bavarese e, fattosi buio, in una serenata con una scatola di biscotti.
La bimba piccola piccola e bella come un angelo mi viene incontro appena scesa dalla macchina, a piedi nudi, una specie di pigiamino sporco di terra, i capelli biondi a caschetto tutti spettinati attorno a due occhi azzurri e un naso smoccolante. Non faccio in tempo a farle una foto perché mi immobilizza aggrappandosi alla mia mano con la sua minuta e fresca di tre anni e chiedendomi di seguirla fino a un grande pollaio dove prende in braccio la sua gallina e inizia a scuoterla, la sbatacchia, la lancia in aria and look she jumps! jumps!. Poi sale delle scale di legno ripide e alte tirandosi su con le mani e mi porta a vedere la sua terrazza sulla montagna, si arrampica sull’Icaro che il padre ha costruito appeso a un albero e rincorre la macchina mentre ce ne andiamo. Io amo lo stato brado in cui vivono molti bambini qui, che incontri per strada a piedi nudi o appesi a testa in giù a qualche albero.
La novantanovenne ci viene incontro mentre attoniti osserviamo gli argenti e i mobili d’epoca di questa antica casa in tipico stile Cape Dutch in cui ci è possibile entrare perché la porta è spalancata e il giardiniere ci invita a farlo.




Indossa un pantalone pistacchio e una camicia fragola ed esibisce con nonchalance un’acconciatura bianca argentata con riccioli come i tirabaci. Alla vista di tre sconosciuti sorride: unbelievable! E ancora più incredibilmente ci porta a fare un tour della casa e dei giardini che sembrano quelli delle ville sul lago di Como o di tante altre nostre bellissime città. Certo, racconta in un fluente italiano: i giardinieri che hanno dato forma a quegli angoli di verde e mille altri colori erano italiani, ex deportati poi rimasti in Sudafrica. Furono centomila i soldati catturati e spediti dagli Alleati nel Paese governato dagli Afrikaner dell’Apartheid durante la Seconda Guerra Mondiale. Il campo più famoso e grande di tutti è quello di Zonderwater, dove oggi ogni 1 novembre si commemorano i caduti, sepolti lì in un campo verde pieno di croci bianche. L’anno scorso è uscito un bellissimo libro di Carlo Annese, giornalista sportivo della Gazzetta, che racconta la prigionia di migliaia di italiani nel campo nei pressi di Pretoria, con un interessante punto di vista:“I diavoli di Zonderwater. 1941-1947. La storia dei prigionieri italiani in Sudafrica che sopravvissero alla guerra grazie allo sport”. E’ bello perché ben raccontato e perché vi si ritrovano un pezzo di Italia, anche con certi nomi d’altri tempi, e un pezzo di Sudafrica. Terra strana dove dopo una casa tutta bianca "vecchia, con mobili vecchi e una donna vecchia" come argutamente sottolineato dalla simpatica signora uno si può imbattere in un castello così



dal quale si vede la Table Mountain, beati loro, e la collina picchettata di ulivi che dal 2012 daranno un olio a produzione limitata. Io ovviamente stamattina ho già prenotato una bottiglia direttamente dal castellano, un tedesco che scende in shorts e sandali da frate da una Jaguar con gli interni di pelle color panna e attorno radica luccicante e fuori azzurra come un ghiacciolo di anice.
Gente strana, i sudafricani. Il migliore è lui, Nuney, che poco fa mi ha fatto la serenata più dolce che uno si possa immaginare…


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