Un vento chiamato Doctor
Il Sudafrica ha appena acceso un mutuo con la Banca Mondiale
(sic) di 250 milioni di dollari per incrementare la produzione energetica
legata al vento e al sole. Non manca nessuno dei due da queste parti.
Per più di più di
24 ore tutto è volato per via del Cape Doctor che arriva da sud-est ed è
leggermente più freschino delle temperature delle sue stagioni preferite, la primavera e l’estate, quando aiuta e
di molto l’impollinazione. Oltre a portare benefiche piogge in tempi di
siccità, oltre a pulire l’aria inquinata di Cape Town (dove si parla e parla di
pollution ma forse perché non sono mai stati a Milano o Torino o Madrid) il
Cape Doctor letteralmente instupidisce perché non si ferma mai.
Per la seconda
notte, insonne l’ho sentito correre instancabilmente tutto attorno a casa, nel
silenzio generale. M’immagino invece l’inferno di rumore che deve fare nelle
township con tutte quelle baracche di latta in cui vivono milioni di persone.
Questa è una di quelle e dietro se ne può vedere un’infinita
distesa che non accenna a diminuire nel tempo. Anzi, aumentano e sono sempre
più precarie e inumane, le casette di latta nelle “città satellite” che non
dovete immaginarle come le bidonville, ma come e vere proprie città, peggiorate
nel tempo, ingigantite, incontrollate, violente e dannatamente povere. Come peggiore è la situazione dei poveri, come in tutto il mondo. La
vera grande discriminazione si perpetra tutti i giorni senza democratico
disgusto lasciando che si allarghi la forbice tra ricchi e poveri. Di qualunque colore siano.
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