Il razzismo è una cosa seria



Leggo le cronache italiane da un Paese dove la questione razziale è spinosa, controversa, contraddittoria, bipartisan. Qui i boeri hanno combattuto contro la Compagnia delle Indie (esempio di globalizzazione ante litteram) poi contro la madrepatria olandese, e contro gli inglesi poi contro i neri. Ed esattamente come i bianchi anche i neri tra di loro hanno combattuto qui per difendere le proprie rispettive culture. E succede ancora adesso. 

Qui gli inglesi, a cavallo dell'800 e del '900, hanno inventato i campi di concentramento dove morirono di fame e di malattie decine di migliaia di donne e bambini boeri e africani. Qui i bianchi alla fine si sono uniti, nei fatti più che nella sostanza, hanno teorizzato la separatezza e l’hanno applicata senza limiti con tutto ciò che non era del loro stesso colore. Qui oggi acerrimi nemici dell’Apartheid – dalla Gordimer a Tutu – accusano l’attuale governo nero di essere peggiore dei peggiori governanti dell’Apartheid. Le cose della vita sono complesse. Il colore della pelle spesso non c'entra proprio niente. 
Leggo le cronache italiane da qui e vedo antirazzisti che propongono, col massimo della buona fede, di smettere di fare riferimento all’essere italiani o senegalesi o così via. Ché è roba da razzisti parlare della provenienza geografica.
Io qui ho imparato dal vivo - non solo dai libri e quindi me ne scuserete - che la provenienza geografica è la terra in cui si è nati e a cui si appartiene se ci si è cresciuti. E a volte anche se si è cresciuti altrove. E’ l'impianto di valori, la cultura, il posto da dove alcuni sono dovuti scappare rischiando la vita per non rischiare la vita. Lasciando alle spalle un pezzo di sé fatto di persone, cose, luoghi. Di strette di mano diverse, di sorrisi non riproducibili ad altre latitudini. Nel bene e nel male. Non credo che far fuori tutto questo - cioè molto di ciò che compone la struttura personale di ciascuno di noi - faccia buon gioco all'antirazzismo. Anzi, credo proprio il contrario. 
Un saluto dal Sudafrica, con questo spot pubblicitario di una banca, che racconta di una Nazione. Altro che Mulino Bianco. 

Commenti