Test Hiv a scuola: l'inerme guerra contro l'Aids


E’ il Paese più colpito dal virus dell’Hiv, il Sudafrica: 6milioni di persone su una popolazione di 48milioni. Il 10% ha meno di 20 anni.
Per questo il Governo Zuma lo scorso febbraio aveva deciso come al solito di correre ai ripari. E correre non è un modo di dire. Qui la prevenzione non è affatto una cultura diffusa in una società dove c’è una promiscuità sessuale disinibita. Un inciso senza parentesi, ché la cosa deve essere chiara: lo dico per prevenire facilonerie libertine, il problema è che la cosa si traduce in gravidanze in età scolare, abbandoni di donne incinte e di bambini e un bel vaffanculo alla scuola che potrebbe invece aiutare quelle ragazzine\madri a migliorare le condizioni di vita.
Così sulla carta era rimasto questo programma di test diffusi nelle scuole, per studenti dai 12 anni in su. Si comincia tra un paio di settimane, quando alla riapertura del nuovo anno scolastico scatteranno delle task force per cercare di monitorare il contagio, su base volontaria, tra le proteste di chi giudica un abuso questi esami, di chi sopravvaluta le sottovalutate conoscenze dei giovani in quanto a metodi di profilassi seri.
Io non so chi abbia ragione. Il Ministro Angie Motshekga oggi non ha voluto farsi intervistare, precisano i giornali. Il suo portavoce ha fornito però il quadro di una situazione caotica in cui manca personale preparato per effettuare gli esami e per poi gestirne I risultato. Infatti la data di inizio non è ancora stata definita.
Ma la questione è seria: assieme all’Aids una delle piaghe del Sudafrica è il numero di minori senza più genitori, perché in stadio conclamato o perché morti. I cimiteri crescono a vista d'occhio, lungo le strade principali e a ridosso delle farm. 
Questo crudo spot della Nike dice molto della situazione.



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