In giro per il mondo con lo straccetto rosa per patente. Appello alla Motorizzazione (in)civile.
Uauauaua, it’s a strange... strange… Se la ride alla grossa tanto che non riesce nemmeno a finire la frase. Almeno le passa un po’ il tempo che
sembra fissato dallo zenit all’ora più calda della giornata e del mondo: da entro l’abitacolo convengo con la poliziotta che ha deciso di fermare proprio me
per un controllo di routine che inizia con un gentile How are you?
Più che la driving licence che mi chiede le porgo la
patente che specifico essere italiana, come la sottoscritta. Metto le mani avanti ché conosco già come va a finire. Seriosamente scrive
il numero della targa e il nome sul suo blocco, mi restituisce il documento e poi
non ce la fa più e sventolando il papello rosa come fosse un fazzoletto col
quale dare l’addio dalla banchina del treno, scoppia in una risata con la voce
profondamente nera e dice che è strange.
Uauauaua,
me la rido anch’io, ma mica per evitare grane ché quella è super gentile e non
ha mica quell’atteggiamento da sceriffo fastidioso che conosciamo bene. Ce la
ridiamo e poi fa qualcuna di quelle domande che di solito si fanno agli stranieri,
cosa che in effetti sono.
Poi ci salutiamo e mentre sto per schiacciare l’acceleratore
con la sua bella voce chiara ci augura, quasi cantando, Enjoy South Africa…
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