Buffalo bill e la mia piccola rivincita sul pre-giudizio.




Schiacciavo le patate per il puré da accompagnare ai fagiolini dell'orto, quando dalle sbarre d’ordinanza della finestra aperta sento un richiamo fatto di complicità pssspssssss. Mi giro e vedo la faccia nera e sudata del Giardiniere e il sorriso candido con tutti i denti di cui dispone. 
Lui - che in realtà qui è un tuttofare, su e giù per i tetti e taglia l’erba e sistema le tegole, imbianca le pareti per le feste e cura l’insalata e i pomodorini - allunga la mano con i 100 rand che gli avevo prestato la vigilia di Capodanno, contravvenendo al consiglio categorico dal suono di un ordine che il mio amico e suo datore di lavoro mi aveva dato. Mi aveva funestamente predetto che mai li avrei rivisti e invece oggi, appena lui gli ha dato il magro stipendio sudafricano, me li ha restituiti di nascosto con lo stesso stratagemma con quale glieli avevo consegnati io. C’eravamo fatti una risata, dicendo che era il nostro segreto. E io stavo aspettando che mi tornassero in tasca mica perché son quasi dieci euro ma solo per dirlo invece a tutto il mondo. 
E ora segretamente, come fossimo due bambini che giocano a nascondino, sbuca dal muro dietro la cucina con il foglietto di carta filigrana con raffigurato il Buffalo. Al mio amico e suo datore di lavoro non lo dirò mai, ché ci sono cose che non si spiegano con nessuna dotta teoria. E io ora come una bambina sono commossa. E anche i sentimenti non si spiegano. In nessuna lingua. Dankie, Clive.

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