La fine è l’inizio: se un professore insulta la realtà di un popolo negandola
Lui è un professorone straconosciuto che fa importanti conferenze
in giro per il mondo. E mi è salito il sangue alla testa, a leggere questo
articolo. Allora mi sono fermata, ho respirato, guardato un po’ di appunti di
viaggio, mi sono riconciliata con il posto in cui sono fortunata a vivere e ho
scritto.
David Sassoon racconta sul Sole 24 Ore di domenica della sua fortunata
esperienza all’Università di Fort Hare, quella che durante l’Apartheid aveva
continuato a sfornare laureati neri, tra i quali alcuni molto importanti nella
storia del Sudafrica (e anche uno tragico per lo Zimbabwe).
Sassoon ammette di
essere rimasto stupito, nel conversare con i giovani studenti di oggi, per la
mancanza di condanna
dell’Apartheid o della “della minoranza bianca ancora prospera e
influente”: e ancora più attonito lo lascia anzi il volume di critiche nei
confronti dell’Anc, del suo linguaggio e delle sue azioni. Sassoon registra
anche che i giovani studenti sono preoccupati dall’apertura al mercato globale,
al capitale straniero e che addirittura rimpiangono il protezionismo e lo
statalismo dei governi separazionisti. Sono temi importanti, seri, profondi: le
condizioni dei lavoratori stanno cambiando qui come sono cambiate in quasi
tutto il mondo per effetto della concorrenza al ribasso che è implicita nella
globalizzazione. Peggiorano i salari, i diritti, la qualità del cibo che si
mangia, dei tessuti che si indossano: peggiorano le condizioni di vita.
Alla
fine, solo nell’ultima frase, Sassoon ammette che “la situazione della
popolazione nera non è migliorata granché” e il discorso finisce lì, con un
punto a troncare un ragionamento. Anche perché il realtà Sassoon ricollega quella immutata situazione al mantenimento dei “privilegi economici” da parte
dei bianchi. La situazione è che i neri non stanno male quanto prima ma stanno
peggio, segnalo. E che anche i bianchi poveri sono più di quanto non lo fossero
prima: e che se la middle class bianca la si vede sempre più spesso a chiedere
aiuto, molti di quelli più benestanti e moderati se ne sono andati dal
Sudafrica proprio quando l’Apartheid è finito.
Segnalo inoltre a Sassoon che
dal 1994, cioè 18 anni, in Sudafrica governa la maggioranza nera e che i suoi
principali esponenti politici sono al centro di ignobili, immense, vergognose
vicende di corruzione. E che solo nel Gauteng sono stati arrestati 600
poliziotti neri che abusavano delle loro divise. E che anche alcuni dei loro
capi sono finiti in galera. E che i neri poveri, e non solo quelli ricchi che
ha sentito con le sue orecchie e che io ho sentito con le mie, ti dicono che il loro problema è che chi li
governa si è dimenticato del loro popolo e di come stavano prima e che sopra tutti l'Anc ormai si è dimenticata di Nelson
Mandela e dei valori per i quali Mandela ha lottato e patito.
Ricordo inoltre
al professor Sassoon che Mandela e Tutu hanno
evitato al Sudafrica una pericolosa guerra civile come altre nel resto del
continente; e che lo hanno fatto nel segno di una parola: riconciliazione. Il
professor Sassoon parla di “compromesso” che garantiva ai bianchi di non
perdere il potere economico: la parola corretta è “riconciliazione”. Mandela e
Tutu hanno lottato per i diritti del popolo nero e hanno lottato per far
passare nella cultura di questo paese il concetto di “riconciliazione”. Se non
lo si capisce, si farebbe miglior servizio a sedersi e prendere respiro,
e farsi delle domande. E poi eventualmente scrivere. Giuro che funziona.Altrimenti significa che non si vuole
capire, e allora è cattiva fede. E la cattiva fede non serve la causa dei
poveri cristi.
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