Alla fine della giornata, senza stress, eppure
Slowly mi porge il pane
e lentamente poi incarta anche la garlic baguette e nel consegnarmela come
fosse una fiamma olimpica sorride senza gli eccessi dell’ostentazione falsa e
di convenienza. Senza fretta dietro di me una fila attende senza impazienze il
proprio turno e lo stesso farò io quando toccherà a me aspettare il mio. Con
calma si esce dal parcheggio, a volte anche troppa calma, così come
uno-alla-volta scorre la spesa che pian piano viene insaccata dall’addetta ai
sacchetti. Senza ansia l’elettricista arriva a cambiare la presa rotta con due
settimane di ritardo e sorridendo mi rimprovera pure – senza crederci neppure
lui - per non essermi fatta
trovare in quel giorno a caso in quell’ora a caso mai annunciata. Strana gente,
strane usanze. Fino a un’ora di parcheggio spendi 7 rand, a 3 sono dieci rand,
fino a 4…10 rand, uguali! Sta
scritto sul cartello di un centro commerciale costruito su un canale
artificiale come fosse un’antica Venezia.
Al family market una
birra costa 10 rand, 2 fanno 20, 3 sono 30: forse è un joke, uno si dice. Forse
è semplice chiarezza geometrica nordeuropea.
Prenotare un concerto è
facile quanto pagare una multa: quest’anno Computicket festeggia 40 anni di
attività. Via internet o attraverso uno dei tanti sportelli sparsi nei centri
commerciali o nei piccoli supermercati, puoi pagare tutto senza sovrapprezzo,
senza tasse, senza prevendite. Immaginare una cosa del genere in Italia a
partire dal 1982 mi fa venire le vertigini. Ecco, il mancamento è una delle
sensazioni che ti arrivano, così senza preavviso come l’elettricista, qui nell’altro
emisfero, un’altra lingua, un’altra religione, un’altra cultura, altre leggi,
altre consuetudini. Il tutto senza stress e alla fine della giornata un carico
di nuovi saperi e nuove cose ancora da capire prima di giudicarle, prima di
volerle magari cambiare, prima di fare un passo indietro o stare almeno un giro fermi, di rimettersi a scrivere lettere nella rete.
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