mille e più modi d'essere Lorella



Lolly, you can call me Lolly: it’s easier. Di solito segue spiegazione, che anche in Italia non è facile che si ricordino esattamente il mio nome, figuriamoci qui in Sudafrica. Allora c’è chi la prende come una sfida e s’impunta per chiamarmi col mio nome d’anagrafe, Lorella, pur con quell’intonazione anglofona che ha un suo perché. Raramente cedono a Lolly. Spesso però ogni tanto scatta la storpiatura in Loretta oppure, come i più piccoli dei figli di amici che da lontano richiamano la mia attenzione su di sé con un arrotolatissimo crescendo: Rrrrrrrrrella!

Anche in Italia, d’altronde, è sempre stato così, passando per Ornella o Antonella o perfino nomi che non avevano un minimo di assonanza. Per non dire del tormentone che fa richiamava alla ben più nota Cuccarini o delle simpaticissime sciarade con il patronimico: LorettaBerella, Berella, Bretella.

In Italia sono stata anche Lollo, o Lollina. Indimenticabile.

Attorno a questa condanna legata a un nome piuttosto raro è nato su Facebook quasi due anni fa Lorelliamoci, un gruppo che detto così suona oggettivamente strano e che è diventato ad oggi un luogo di ritrovo di ben 587 Lorelle.

Siamo come le Barbie: ce n’è una per ogni occasione.

C’è la Lorella appena diventata nonna e quella triste e spaventata per la separazione; c’è la Lorella che lancia un sos in bottiglia giusto per sfogare la paura maledetta per la grave malattia del fidanzato e ci sono una sessantina di Lorella che le rispondono. Che non la lasciano sola. C’è la Lorella un po’ vamp e quella più casalinga (non farò mai i cognomi, ovviamente…) quella che perde il lavoro e si sfoga con le altre e quella che pure a una “certa età” torna sui banchi di scuola e si diploma all’alberghiero a pieni voti.
E’ diventata pian piano una vera e propria comunità, più che un gruppo da social network. Si parla di uomini, di figli, di lavoro, di sogni, di posti belli da vedere e cose belle da fare, d’amore e di sofferenza, di felicità e disperazione e tanta voglia di andare avanti. Di speranza.

Da quaggiù le seguo mentre si incontrano ora a Grosseto e ora a Torino, poi Liguria, Emilia – chiamandosi per cognome come a scuola, ché sennò come ci si riconosce – con l’idea di programmare magari un ritrovo nazionale. Le foto dicono di incontri carichi di energia che si passa di Lorella in Lorella. Siamo arrivate addirittura all’autocelebrazione con il nome sul portachiavi sciantoso con Betty Boop in posa classica.

La mente e l’anima di tutto questo, è una donna bella quanto forte, quanto ironica, fantasiosa, piena di vita. Tosta. Lorella – la Ronconi – ha iniziato a far girare l’invito a questo gruppo quasi per scherzo, mentre da laggiù, da Grosseto, combatte su una sedia a rotelle per “l’integrazione sociale delle persone diversamente abili”: il virgolettato è ricavato dal sito della Fondazione Il Sole di cui è membro fondatore.
C’è una casa famiglia, a Il Sole, c’è il centro sociale, le attività sportive e da settembre aprirà anche un pastificio, e ci sono battaglie che vanno al di là delle disabilità. La Ronconi fa politica, quella vera. La parola chiave è Felicità: non solo la sua (fatemi fare un po’ di antipolitica). Adesso che lì è estate la Ronconi adora abbrustolirsi in spiaggia, una conquista per tutti. Anche se non demorde nella battaglia per l’abrogazione parziale delle indennità parlamentari.

Una delle sue citazioni preferite dice che “Il carattere di un uomo si riconosce in ciò che lo diverte”.

Allora tanta Felicità a lei, che da poco ha compiuto 50 anni e ha un viso luminoso e fresco come nessun chirurgo plastico avrebbe potuto fare (vero Ronconi che non è l’effetto del bisturi?). 
E ovviamente anche alle altre che spero di raggiungere per il primo Festival nazionale… Lorelliamoci e partyamo. 

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