I soldi e il potere dietro la strage di Marikana
Julius Malema è un agitatore di popolo eppure quello che dice dell'eccidio di Marikana è un tassello importante per ricostruire i fatti: "La polizia ha sparato per proteggere gli interessi di un membro dell'Anc, Cyril Ramaphosa, che detiene quote della Lonmin", la multinazionale del platino con sede a Londra. E poi ha aggiunto "E' piuttosto singolare che Ramaphosa abbia i soldi per comprare un bufalo per 18milioni di rand e non sia in grado di pagare i minatori con i 12.550 rand che chiedono di stipendio". Oggi, giusto per ricordare, la paga mensile è di 4500 rand. Più o meno 450 euro per stare sotto terra, in profondità.
Ovviamente anche queste dichiarazioni dell'ex leader della Lega giovanile dell'Anc vanno ascritte alla guerra interna al partito di governo che a dicembre avrà uno dei Congressi più feroci e infuocati. L'attuale Presidente del partito, e del Sudafrica, Jacob Zuma, passerà per le forche caudine dopo anni di critiche e accuse di malgoverno.
Malema ha anche pensato bene di approfittare della situazione per tornare a lanciare la sua preferita parola d'ordine: nazionalizzazione. Detto che le condizioni di lavoro dei minatori sono tra le peggiori al mondo - anche per quelli dei cosiddetti diamanti etici - se caso mai le miniere passassero di mano potrebbe solo finire come nello Zimbabwe, oggi tra i paesi con il maggior indice di povertà.
Ramaphosa dal canto suo è uno di quelli che ha rispolverato la questione razziale degli old times, come qui si definisce il periodo dei governi bianchi. "Quella di Marikana è una terribile tragedia: qualcosa che pensavamo di aver lasciato alle nostre spalle con l'Apartheid".
Un leitmotiv che anche le agenzie e i giornali italiani hanno riproposto senza colpo ferire, clonando titoli e analisi simili tra loro e a tanti altri precedenti.
Per quel poco che si può spiegare adesso - a troppe poche ore da quei 3 minuti di fuoco che ha lasciato a terra una quarantina di morti e un’ottantina di feriti - il bagno di sangue più tragico del Sudafrica post apartheid lo spiega un’intelligente editoriale del Business Day che parla di “Un fallimento della nostra società su vari livelli”.
A metà riflessione si legge chiaramente de “l’incapacità della
maggioranza dell’establishment nero (di cui i sindacati NUM e Cosatu fanno
parte) di affrontare la maggioranza nera povera, marginalizzata e disperata”.
Altro che il “fantasma del regime dell’apartheid” come titola
La Stampa, o “la polizia spara ed è strage come ai tempi dell’apartheid” come
sintetizza Il Sole 24 ore.
Il paragone non chiarisce i fatti e soprattutto è proprio
sbagliato. Controproducente.
Si avvita su una speculazione politica gratuita e fuori luogo. Che toglie l'attenzione dalle condizioni di lavoro nelle miniere, dallo sfruttamento legalizzato, dalle distese di baracche chiamate informal settlement ma vere e proprie bidonville dove gli operai vivono con le loro famiglie e i loro figli ai quali non è garantita un'istruzione seria e di qualità. La tiritera dell'apartheid che non c'entra niente copre le responsabilità dei giochi dell'economia mondiale e della finanza e fa mettere in ultima riga o addirittura in un trafiletto a parte come se fosse un altro argomento, la quotazione record recuperata dal platino in caduta libera nei mesi precedenti alla strage. Non è la prima volta che succede: prima la strage e poi la risalita del valore del bene prezioso. Probabilmente non ci sarà un'intenzione, ma è urgente ormai impedire che siano la borse a dare il gradimento addirittura circa la vita e la morte delle persone. O almeno ribellarsi a questo macabro gioco dei mercati che nulla hanno a che fare con l'umano.
Si avvita su una speculazione politica gratuita e fuori luogo. Che toglie l'attenzione dalle condizioni di lavoro nelle miniere, dallo sfruttamento legalizzato, dalle distese di baracche chiamate informal settlement ma vere e proprie bidonville dove gli operai vivono con le loro famiglie e i loro figli ai quali non è garantita un'istruzione seria e di qualità. La tiritera dell'apartheid che non c'entra niente copre le responsabilità dei giochi dell'economia mondiale e della finanza e fa mettere in ultima riga o addirittura in un trafiletto a parte come se fosse un altro argomento, la quotazione record recuperata dal platino in caduta libera nei mesi precedenti alla strage. Non è la prima volta che succede: prima la strage e poi la risalita del valore del bene prezioso. Probabilmente non ci sarà un'intenzione, ma è urgente ormai impedire che siano la borse a dare il gradimento addirittura circa la vita e la morte delle persone. O almeno ribellarsi a questo macabro gioco dei mercati che nulla hanno a che fare con l'umano.
Lorella Beretta
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