BRUTALIZED


Si passa Bredasdorp per andare al famoso Cape Agulhas, la punta più a sud del continente africano, il Southern Most Tip of Africa dove i due oceani - Atlantico e Indiano - si incontrano, scontrano, penetrano, confondono in migliaia di flussi di correnti fredde e calde impetuose, tanto che c'è anche un Museo dei naufragi.
Non c'è turista che abbia toccato il Sudafrica e non sia andato, o almeno non abbia fatto di tutto per andare laggiù a fare una foto davanti alla targa che testimonia le magie che si compiono sotto quelle onde eclatanti.

Inevitabilmente si entra in Bredasdorp anche per raggiungere un posto decisamente meno battuto dalle frotte di viaggiatori tutto compreso ma assolutamente più spettacolare: la Riserva Naturale di De Mond, un paradiso terrestre incorniciato da alte dune di sabbia bianca e le acque cristalline del mare che nelle ore di bassa marea si ritira lasciando piscine naturali mezze salate e mezze dolci per via del fiume.

Ed è sulla strada anche per andare ad Arniston, un antico villaggio di case di marinai diventate méta di ricchi e alternativi da Cape Town, che dista quasi 200 km, e dal resto di quest'area.

Attraversi Bredasdorp con la sensazione di essere in mezzo a un buco spazio-temporale di quelli che non ti risucchia ma che sputa via: la città è il nucleo urbano più grosso e più importante di un'ampia distesa di campi d'agricoltura e d'allevamento. La produzione di punta è quella di merino, tanto che c'è anche una statua che ritrae la pecora pregiata diventata simbolo della zona. Poi ci sono le distese di fynbos o di canola, con i suoi fiori gialli che in stagione formano una distesa vellutata senza fine.

L'altro simbolo della città, che non ti puoi proprio dimenticare, sono quegli imponenti silos testimonianza di una struttura economica contadina cresciuta tanto in fretta e senza controllo.

Più della metà della popolazione è colored, poco più del 25% è white, il 6% è black. Sono dati non aggiornati ancora al censimento 2011. E dicono che il 20% della popolazione ha finito le high school e che quasi il 10% dei giovani - il 40% della popolazione che ha meno di 24 anni - non è mai andato a scuola. Alle elezioni del 2011 ANC e DA - in perenne braccio di ferro nel Paese ma soprattutto qui nel Western Cape, unica regione in mano alla Democratic Alliance - hanno né vinto né perso, ottenendo lo stesso numero di seggi. L'ANC però governa di fatto grazie all'accordo con la lista indipendente che conta un voto. Un fatto anomalo se si pensa che la vulgata vuole che la popolazione colored voti più DA che il partito al governo del paese.

A Bredasdorp Anene Booysen è stata torturata, violentata, squartata, uccisa da un gruppo di ragazzi, lo scorso fine settimana: lei aveva 17 anni. Loro poco più grandi: per ora ci sono due arrestati, di 22 anni. Più che ragazzi, uomini.

Anene prima di morire è riuscita a dare la descrizione dei suoi assalitori: uno in particolare lo conosceva bene. Abitavano vicini da sempre, era un'amico di lunga data, qualcuno dice il boyfriend. I medici dell'ospedale di Tygerberg, dove la ragazza era stata portata per essere sottoposta all'ultimo tentativo di salvarla, hanno riferito che quello che hanno visto era impressionante. Scioccante.

Almeno il 25% delle donne sudafricane ha subito violenza. Almeno questi sono i casi che emergono alle cronache e alle statistiche. 65mila stupri all'anno, dicono i dati di StopRape basati sulle sexual offences denunciate. Le proiezioni stimano tre volte tanto la situazione reale. Ma un altro numero prima dell'analisi - non mia - va tenuto presente: nel 2010 c'erano nelle scuole del Sudafrica 90mila studentesse in attesa di un bambino.

"Stupri: è peggio di quanto pensiate" scrive oggi il columnist Eusebius McKaiser anche autore del libro A Bantu in my Bathroom.

Una delle sorprendenti reazioni al mio primo libro fu l'evidente silenzio da parte di  lettori, critici, intervistatori circa il passaggio in cui parlo dello stupro che subii quand'ero piccolo da parte di un mio cugino. 
Noi non sappiamo come affrontare il tema dello stupro e quindi scegliamo il silenzio. Voltiamo lo sguardo come la polizia che ignobilmente "non può intromettersi in affari di famiglia". 
Ci limitiamo a porgere un microfono per qualche minuto a qualche attivista, solo per dire che ce ne siamo occupati e per non essere accusati di indifferenza. 

Quanto gratuito e devastante deve essere una violenza prima che la società civile si mobiliti? 
[...]

Prima di tutto dobbiamo essere onesti circa l'estensione epidemica delle violenze sessuali. Una delle disgraziate conseguenze di tanto silenzio circa gli stupri sono le decine di migliaia di vittime che non hanno mai pensato di essere vittime. 
Questo perché siamo abituati a parlare solo dei casi peggiori, più drammatici. E' giusto che ci si arrabbi di fronte le violenze da parte di gang, gli omicidi di ragazze e di donne. Ma adesso dobbiamo dare spazio anche alle altre forme di violenze e violazioni, per poterne prendere coscienza. 

Dobbiamo farlo perché un infinito numero di vittime smetta di pensare:"Non sono stata violentata da una gang, quindi la mia violenza non è così grave". O "Non ho fatto resistenza, non ho urlato: sono dunque una vittima o no?". 
Nel mio caso, per esempio, io non ho mai urlato. Ho pianto in silenzio. E ho realizzato che quella che avevo subito era stupro solo una volta diventato adulto. E anche allora - e anche adesso che sto scrivendo queste parole - mi è sembrato esagerato parlare di stupro. Perché? Perché per vittime di violenze si intendono comunemente indifese donne brutalmente aggredite da estranei mentre tornano a casa dopo una serata in qualche locale. Una vittima di violenza, nell'immaginario, non è un ragazzino il cuo cugino favorito lo induce a fare certi giochi con lui. 

Dobbiamo iniziare a parlare delle storie di violenze che completano l'elenco del male: il volume e la natura dell'epidemia è peggiore di quanto ciascuno di noi può sapere o immaginare.

(A Bantu in my Bathroom, Eusebius McKaiser)

McKaiser chiude dicendo che ciascuno di noi si deve chiedere cosa faccia per limitare, impedire il propagarsi dell'epidemia. Non chiedete cosa fanno gli altri, cosa fanno i Governi, aggiunge.
Purtroppo in Sudafrica, come molte altre parti del mondo, non è difficile vedere uscire di prigione gli autori di stupri e omicidi. Ad agosto dell'anno scorso il Timeslive pubblicò, d'accordo con la famiglia della ragazza, la foto del volto tumefatto e irriconoscibile di una giovane pestata a sangue dall'ex fidanzato. Quella all'inizio di questo post è la foto di lei, bella com'era. Questa qui sotto quella shock che la ritrae dopo le brutalità subite.



Circa un anno fa un altro caso scosse la Rainbow Nation e i paesi in cui rimbalzò la notizia: una gang stuprò una ragazzina e fece girare sui social network di tutto il mondo il filmato di quei dieci minuti di orrore. Vennero arrestati tutti gli autori della violenza, tutti giovanissimi. E rilasciati dopo una settimana su cauzione di nemmeno 100 euro a testa. E le leggi le fanno i governanti.

Lorella Beretta



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