The winner is: Julius Malema, il socialista in Louis Vitton



Oltre il 5%, oltre un milione di voti: a ragione Julius Sello Malema, classe 1981, e' oggi piu' spaccone che mai. C'e' chi parla di "sorpresa" ma e' un errore: il Commander in Chief col baschetto come Che Guevara ha costruito sapientemente questo successo. Dicendo tutto e il contrario di tutto, promettendo monti e mari (vuole nazionalizzare anche le acque internazionali), soldi, servizi gratuiti. Cantando ammazza il boero ma non escludendo i bianchi dalla ridistribuzione delle terre. Vivendo nel lusso e praticando una vita esagerata ma dichiarando tutto il suo cuore alle istanze dei poveri. Una massiccia dose di anti-zumismo e una moderata anticapitalismo pur non disdegnando il vil denaro quando a suo uso e consumo. Facendo la vittima quando lo Stato gli chiede le tasse evase. Non fermandosi mai ne' di notte ne' di giorno, stringendo mani a ragazzine che poi urlano che non se le laveranno piu', a lavoratori sottopagati che non avvertono la differenza tra la loro pelle rovinata e la sua morbida curata nelle migliori SpA. Baciando Winnie Mandela, sua madrina politica o mangiando sushi da corpi nudi di giovani servizievoli.

Il Comandante, come lo chiamano per davvero i suoi, sorride e sbraita senza sbagliare ritmo: e' decisamente un animale politico. E a ogni passo ha raccolto nuovi adepti, un pifferaio magico, anche se si attornia di gorilla che dovrebbero proteggerlo non si sa bene da cosa: prima erano solo armadi neri un po' esaltati come lui, vestiti da guerriglieri della savana; ora i bodyguard sono diventati seri professionisti, bianchi e neri in camicia e giacca a coprire masse di muscoli sempre calde. Lo guardano a vista ovunque, a parte sull'affollatissimo Twitter: al 7 maggio Helen Zille (DA) contava 411.000 followers, Jacob Zuma (ANC) 319.000 e Julius Malema (EFF) ben 477.000.




Le idee politiche 

Salari minimi, nazionalizzazione delle miniere, ridistribuzione delle terre, case, istruzione e sanita' tutto gratuito, come l'elettricita' e l'acqua: per l'economista Dawie Roodt le idee dell'EFF distruggerebbero l'economia sudafricana in 3 anni. Per il suo omologo americano Tom Palmer queste misure sono "ricette per la miseria" e indica in 10 anni il tempo per arrivare alla carestia, con gli operatori economici in fuga e un collasso della produzione in tutti i settori, comprese quelle minerarie.
Ma free-water, free-educatione e via dicendo sono parole chiave che fanno presa nella massa disperata che vive nelle distese di baracche dove a volte non arriva ancora l'elettricita' in un paese che dispone di risorse minerarie valutate in 3mila miliardi di dollari americani. E Malema e' bravo a sollevare i cuori di questi senza lavoro, senza istruzione, senza futuro. Ad agosto 2012 fu il primo politico - ancora prima del tardivo Presidente Zuma - ad arrivare a Marikana dove la polizia aveva freddato in pochi minuti 34 minatori oltre ad altri 4 uccisi nei giorni precedenti: una strage della polizia del Sudafrica democratico, che aveva scatenato immediati paragoni alle violenze degli anni dell'apartheid.



Malema arrivo' subito e si fece, seppure moderatamente e senza grande costrutto, loro interprete e anche loro referente, sostenendo gli scioperi per migliori condizioni salariali mentre l'ANC li condannava. Loro chiedevano, e continuano a chiedere, stipendi base di 12.500 rand contro gli attuali 450, per il Comandante "una cifra sostenibile: ci sono abbastanza soldi in Sudafrica e dobbiamo dividere i soldi con questi poveri". E poi "dicono bugie quando dicono che chiuderanno le miniere perche' il Sudafrica produce il 75% del platino mondiale: il mondo ha bisogno di noi! Non interrompete lo sciopero". Inopinabile. Anzi, sotto elezione, aveva sollecitato l'intensificazione delle proteste "Siamo orgogliosi di voi" e' lo sciopero piu' lungo da quelli del 1984" aveva detto il 5 maggio a Rustenburg dove proseguono le agitazioni promosse dall'AMCU, il sindacato secondo per rappresentanza dei minatori. Il primo, il NUM, filogovernativo, intanto stava a guardare. "Noi sosteniamo l'AMCU perche' e' l'unico sindacato che crea problemi ai capitalisti", ecco fatto anche un po' di sano anticapitalismo.




Il linguaggio della politica secondo Malema

Non ha mai usato mezze parole, Julius Malema. Ne dentro i rigidi schemi dell'ANC ne' ora padrone di se stesso. Anzi, il tono alto e il linguaggio crudo fanno parte del successo populista e mediatico. Ha studiato tutto nei minimi particolari piu' di quanto non si sia mai applicato a scuola.

"Helen Zille e' uno scarafaggio... E balla come una scimmia". L'odio di Julius Malema nei confronti dei bianchi e' di vecchia data, da quando cantava "Shoot the boer, kill the boer". Gli erano costate reprimende non solo dall'opinione pubblica ma anche dal suo Presidente Jacob Zuma, quando ancora Malema era il capo incontrastato della ANCYL, la lega giovanile dell'ANC.
Su Lindiwe Mazibuko, giovane speaker della DA in Parlamento, colored: "Non ho intenzione di confrontarmi con lei, non voglio dare risalto. Lei e' solo una "tea girl" di "madama" [Helen Zille] ed e' giusto che rimanga in cucina"

E una delle tante sul suo ex partito, l'African National Congress:
"Non esiste nessuna organizzazione chiamata ANC in Sudafrica; si tratta di una vecchia formazione. Cio' che abbiamo adesso e' lo ZANC, l'ANC di Zuma. L'ANC e' finita con il presidente Mbeki"

O la sua battaglia personale:
"SARS mettera' presto all'asta il mio twitter perche' vogliono prendersi qualunque cosa mi appartenga".
Il riferimento e' all'Agenzia delle Entrate che ha chiesto a Malema di pagare 16milioni di rand piu' gli interessi corrispondenti alle tasse non pagate tra il 2006 e il 2010. Ad aprile 2014 e' stato lanciato un trust per fare una colletta e sostenere il "Commander in chief" soprannominato da allora commander in thief.  Che per giustificare la propria lussuosa dimora ha osato dire:"Abito questa casa per essere d'esempio ai poveri: noi non vogliamo che loro vivano nelle shack, le baracche, e non vogliamo nemmeno noi vivere nelle shacks: come potremmo essere di loro ispirazione se vivessimo nelle baracche?". Stesso ragionamento per i suoi abiti costosi e per un paio di scarpe Luois Vitton del valore di 7mila rand, quando una paga media giornaliera della gente comune e' di 100 rand e quando oltre la meta' dei sudafricani vive in stato di poverta'. "Non e' quello che indossiamo o no che ci fa stare dalla parte dei poveri: la questione e' se si hanno a cuore i poveri e noi abbiamo a cuore le loro condizioni di vita".

Un investimento nel tempo perche' ora quelle aree attorno alle estrazioni di oro e platino e tutti gli altri metalli preziosi si sono rivelate, non difficile prevederlo, la miniera di voti che ha segnato il successo dei baschetti rossi.



Commenti